Oggi soluzioni meno invasive rispetto al passato.
Chi ha detto che la ‘macchinetta’ per i denti è solo per i bambini? Se pensate che l’ortodonzia sia destinata ai più piccoli vi sbagliate. Sempre più adulti mettono l’apparecchio, una tendenza in crescita che si è consolidata negli ultimi anni. Negli studi dentistici specializzati in Ortognatodonzia, infatti, più di un paziente su cinque ha superato i quarant’anni. L’attenzione al sorriso è diffusa in particolare nel gentil sesso, che ha superato le difficoltà ad esibire un dentatura ‘in fase di correzione’. Chi fa questa scelta, peraltro, non lo nasconde, anche quando si tratta di un dispositivo del tutto nascosto e che non sarebbe stato notato dagli interlocutori.
A tracciare l’identikit del paziente ‘orgoglioso’ è Raoul D’Alessio, docente alla scuola di specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università Cattolica di Roma ed esperto di estetica facciale. Detto che ormai sono disponibili apparecchi ortodontici realizzati su misura per ciascun paziente e posizionato sul lato interno dei denti, quindi non visibile ed adatto agli over 40, non bisogna mai dimenticare qual è l’ottimale impiego di questi dispositivi, ovvero la correzione di malocclusioni. «Sappiamo che i nostri denti, come l’intero organismo, sono sottoposti a continue modifiche – spiega l’esperto. E l’assetto della masticazione influisce sulla salute del corpo nel suo complesso. È necessario quindi intervenire per mantenere la funzionalità ottimale».
Sulla poltrona dell’ ortodontista più di un paziente su 5 ha superato i 40 anni. Avere portato l’apparecchio da piccoli con terapie troppo brevi, inoltre, non esclude che «a distanza di 20-30 anni ci sia bisogno di nuovo di un trattamento, magari meno lungo, per ricreare un equilibrio di tutto l’apparato masticatorio che, nel tempo, può squilibrarsi.» La ricerca e la scienza, in ogni caso, possono offrire risposte davvero su misura. Oggi le nuove tecniche ortodontiche, con apparecchi che, in molti casi, possono essere anche totalmente nascosti, non necessitano di controlli troppo ravvicinati, riducono il disagio psicologico e, quindi, facilitano la scelta da parte degli adulti.
Secondo le stime – rivela D’Alessio – se parliamo solo di ‘correggere’ il sorriso, circa l’80 per cento dei pazienti odontoiatrici potrebbe beneficiare dei nuovi congegni poco visibili, facili da gestire ed efficaci. Il restante 20 per cento presenta problemi ortodontici più complessi. Spesso si tratta di interventi sulle mandibole o sull’articolazione. In questo caso sono necessari metodi più tradizionali che comunque sono ormai resi accessibili e sopportabili. L’importante è ricordare che la salute della bocca va di pari passo con il sorriso e a volte anche problemi apparentemente lontani possono dipendere dai movimenti della bocca: pensate ad esempio al mal di testa che si localizza alla base del collo, che può anche nascere da cattivi rapporti della mandibola con le ossa vicine.
Fonte: Newsletter ANDI Luglio 2017