La faccia tosta di Dentix: «Le cure? Quando riapriremo»

La faccia tosta di Dentix: «Le cure? Quando riapriremo»

Lettera del fondatore sul sito della società: «Per noi è un momento complicato» I dentisti toscani attaccano: «Quel modello è sbagliato, bisogna dire stop»

Alla fine, dopo giorni e giorni di silenzio, si è fatto vivo. Con una lettera che è copia e incolla di quella che già conoscono i suoi ex pazienti spagnoli. Il fondatore spagnolo di Dentix, la catena che ha lasciato senza denti e con molte rate da pagare centinaia di pazienti italiani, ha scritto una lettera che aggiunge la beffa al danno. L’ha fatta pubblicare sul sito internet della società. Non una parola di conforto, non un filo di speranza, solo l’invito a pazientare.

«Il silenzio operativo è stato con il fine di consentire, con tutte le nostre forze, un possibile piano di riapertura delle cliniche Dentix – scrive Angel Lorenzo Muriel – Abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, un momento storico ed aziendale veramente complicato e critico. Stiamo valutando attentamente cosa è meglio fare, avendo quali principali punti di riferimento da tutelare dipendenti e pazienti. Ci stiamo adoperando per garantire le urgenze e ripristinare le cure a cui avete diritto fin dal momento in cui vi siete affidati a noi». Ma la cruda verità, non smentibile, arriva subito dopo: «Non possiamo negare la realtà. Non possiamo ignorarla. Stiamo lavorando giorno per giorno, ora per ora, per studiare qualsiasi soluzione possa garantire un percorso di continuità a Dentix. Se in questo momento ha un trattamento in corso, la informiamo che l’attenzione verso i pazienti non si modificherà, quando l’azienda avrà modo di aprire gli ambulatori continueremo i suoi trattamenti con la stessa qualità e lo stesso servizio che abbiamo sempre offerto».

Speranze, pochissime. Ma, aldilà del nome della catena, ieri Idea Sorriso oggi Dentix, è il modello che è sotto accusa: «La salute della bocca non può essere lasciata in mano a modelli organizzativi» sentenzia il presidente della sezione fiorentina di Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) Valerio Fancelli. «Queste società di capitali sono interessate al reddito e non alla cura del paziente, bisogna cambiare le regole».

Cinque cliniche chiuse solo in Toscana, centinaia di pazienti truffati che aumentano di ora in ora, dentisti e operatori licenziati in tronco e non pagati, e all’orizzonte un’interrogazione parlamentare scaturita dall’inchiesta de “Il Tirreno” e un’azione legale collettiva promossa da Confconsumatori e Federconsumatori.

Invece di esultare per la caduta della concorrenza, Fancelli esprime «sostegno e vicinanza alle persone, ai professionisti soci e non soci, e all’indotto, tutti travolti da responsabilità che sono della struttura». Concorrenza che «sfrutta leggi sulle società di capitali che non sono molto chiare, che permettono alle società di prendere in affitto dei locali e aggirare il pagamento dell’Iva usando i medici come tramite». Il modello di riferimento indicato dall’associazione diretta in Toscana da Stefano Mirenghi è la Stp, Società tra professionisti in cui più camici bianchi si uniscono per esercitare la professione e trarne un guadagno lecito. «Esiste l’alleanza medico-paziente, il rapporto continuativo fra curante e curato; lì invece c’è un turnover continuo. E la forzatura per i clienti a sottoscrivere finanziamenti senza i quali non vengono curati, cosa che da un qualsiasi dentista non è assolutamente obbligatoria».

Poi c’è la questione dei dentisti che hanno scelto di lavorare per Dentix: «Può darsi che non avessero trovato un altro sbocco lavorativo, o che quello fosse solo un posto di passaggio. Loro ci hanno messo la faccia, non hanno colpa se l’attività presso cui facevano prestazione d’opera è stata gestita così». Fatto sta che le testimonianze parlano di costose cure non richieste o preferite alle alternative più economiche e meno invasive. Accuse pesanti che – se dimostrate – per i medici potrebbero portare a procedimenti civili, contenziosi coi pazienti e cause medico-legali; nei casi più gravi anche al penale, con annesso intervento dell’Ordine.

Fonte: Matteo Scardigli – Il Tirreno